1 commento su 10 è offensivo, discriminatorio e/o hate speech e quando si parla di riforma della cittadinanza a farla da padrone sono spesso razzismo e xenofobia.
È questo il focus scelto per la quinta edizione del Barometro dell’odio: Senza cittadinanza. Un tema quasi invisibile, così come lo sono i suoi protagonisti. Tra tecnicismi, strumentalizzazioni politiche e una sovrapposizione fuorviante al tema immigrazione, di cittadinanza non solo si parla poco, ma anche male, perdendo di vista l’essenziale: riguarda oltre 1 milione di giovani e giovanissimi italiani in tutto e per tutto, tranne che sui documenti, a causa di una legge datata 30 anni.
Dopo le donne, i bersagli preferiti dagli utenti sono le persone con background migratorio, i rifugiati e i migranti, seguiti da chi è impegnato nel mondo della solidarietà.
È ora di cambiare: riconoscere i diritti, contribuendo ad abbattere la discriminazione, anche sul piano culturale.
In 6 settimane, tra settembre e ottobre 2021, abbiamo raccolto grazie ad algoritmi elaborati ad hoc oltre 6 milioni di contenuti da Facebook e Twitter.
24 pagine/profili pubblici di politic*, testate giornalistiche, attivist*, persone del mondo della cultura.
Abbiamo catalogato oltre 27mila unici, tra post e tweet pubblicati dagli autori delle pagine/profili pubblici e commenti degli utenti.
Per ogni contenuto abbiamo indicato il tema, l’accezione, l’assenza/presenza di problematicità, il grado di problematicità, la tipologia di bersaglio, l’eventuale gruppo vulnerabile a cui ricondurre il bersaglio, l’ambito a cui fa riferimento l’odio (es: sessista, razzista ecc.).
A condurre la catalogazione 50 persone, tra gli attivisti del territorio e i membri della Task Force Hate Speech, affiancati dagli esperti dello staff di Amnesty International.
Data scientist, ricercatori e esperti dello staff Amnesty International hanno condotto l’analisi quantitativa e qualitativa sui dati valutati.
Fino al 3 maggio, Giornata mondiale della libertà di stampa, puoi partecipare alla nuova maratona di raccolta firme a sostegno della libertà d’informazione.
L’iniziativa è dedicata a quattro giornalisti che hanno messo a rischio la propria vita solo per svolgere il loro lavoro.
Firma un appello, cambia una vita.